Inserito nell'antica Curatoria di Parte Valenza del Giudicato d'Arborea, Senis è oggi un piccolo paese della provincia di Oristano popolato da poco più di mezzo migliaio di abitanti. Situato in un leggero declivio verso mezzogiorno, a 230 m s.l.m., si estende su una superficie di circa 16 Kmq.
Il suo territorio, generalmente dalle linee dolci e semplici, racchiude in se gradite sorprese al visitatore. Dominato da una parte dal colle tabulare di Giuerri e, dall'altra, dal colle di Santa Vittoria, l'abitato di Senis si è sviluppato, nel corso del tempo, in maniera raggiante, tanto che oggi la conformazione del tessuto edilizio urbano appare circolare.
Il Territorio
Pascoli, coltivi, macchie arbustive e piccoli nuclei di sugherete, si alternano fra di loro conferendo al territorio un gradevole aspetto paesaggistico, esaltato dalle anse fluviali del Flumini Imbessu che attraversa l'agro di Senis da sud verso ovest, per poi virare bruscamente, a nord, verso Asuni. I segni del passato emergono spesso ridotti in ruderi ma, in ogni caso, carichi di un altissimo significato storico-archeologico.
La Storia
Spesso l'incomprensibilità di tali tracce lascia adito a suggestioni che, non di rado, sfociano in misteriose leggende come quella che vorrebbe il nuraghe Senis Mannu collegato con quello di Santa Lucia, tramite un paesaggio sotterraneo lungo due chilometri.
Fu nella Curatoria di Parte Valenza e Brabaxiana, appartenente all'antico Giudicato d'Arborea, che si rese necessario costruire il castello fortezza in località "Su Casteddu", eretto sul colle di Funtana Menta, a 291 m di quota, vero e proprio balcone naturale sulla vallata del Flumini Imbessu.
Esso svolse, sicuramente, una funzione difensiva dei confini degli stati giudicali ma, la mancanza di dati certi e il dibattito ancora aperto sull'esatta datazione del castello di Funtana Menta, non consentono oggi di fornire notizie sicure al riguardo.
Si sa, comunque, che si tratta di un edificio militare fra i più antichi della Sardegna e che fu edificato in un periodo particolare, caratterizzato da guerre fraticide tra un giudicato e l'altro.
Scelta come residenza baronale, Senis custodisce il ricordo di vicende legate a personaggi e ad ambienti della nobiltà feudale che dominarono l'omonima Baronia.
Un complesso intreccio di fatti e figure interessò il paese per secoli fino al riscatto del feudo da parte dei Savoia, dopo la morte dell'ultimo barone nel 1835.
Monumenti
I monumenti e Le Chiese
Di notevole rilevanza il Palazzo baronale, risalente al 1662, oggi completamente restaurato, comprendente la Casa padronale, le stalle, le carceri, una gran torre e il tancato "Is Nueddas", originariamente il giardino del palazzo, in cui, sul lato destro del Rio Imbessu, si trova la famosa fontana spagnola, costruita intorno al 1600, scolpita in trachiti di vario colore, in cui, quasi intatte, si conservano le figure di due cigni, in bassorilievo, il mascherone ed altri disegni ornamentali. Più di ogni altra cosa Senis vanta la Fontana Spagnola, esempio artistico scultoreo ed architettonico assieme, unico nel suo genere.
La fontana, scenograficamente realizzata lungo la sponda sinistra del Flumini Imbessu, nella località presso Bau Nou, fu realizzata su pietra trachitica rossa, attorno al 1600 per mano di Francesco Giuseppe e Gianpietro Lampis, abili scalpellini di Laconi. Originariamente la fontana era inserita nell'ampio parco del palazzo baronale. Nella parte centrale è rappresentato un maestoso mascherone dalle cui fauci sgorgava l'acqua; lo cingono lateralmente due cigni.
Di notevole importanza sono le iscrizioni presenti: la prima in lingua spagnola, di facile lettura, incisa su pietra vulcanica, rivela il nome del proprietario della fonte, Ferdinando Masones-Nin; la seconda incisione si trova sopra il mascherone su pietra calcarea verde e riporta i nomi degli autori della fontana.
Il ninfeo è da mettere in relazione con un ampio progetto che prevedeva la costruzione di una villa a tre piani mai realizzata.
Chiesa Parrocchiale di San Giovanni
Da visitare la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni, risalente al XVI secolo, che conserva alcune sculture quali l'altare del Rosario e la base dell'altare maggiore, risalente al 1608 che originariamente era la pila dell'acquasantiera. Alla sua base è scolpito lo stemma dei Masone, duchi di Sottomajor. Nei dintorni di Senis si trova anche la piccola chiesetta campestre di Santa Lucia costruita ne XIII secolo con materiali provenienti probabilmente da un tempio romano ubicato nelle vicinanze. Presso la chiesa andata ina rovina e riscostruita nel 1922, si trovano le tracce evidenti della dominazione romana, con una lapide mortuaria inserita nei muri della chiesa.
Archeologia
Il territorio, abitato fin dal periodo neolitico, è disseminato di tracce di insediamenti umani del periodo nuragico, cartaginese e romano.
Testimonianze di tali periodi sono "Is domus de Janas" del periodo neolitico; lo straordinario nuraghe di Senismannu ed il sito di Santa Vittoria, dove recenti scavi hanno riportato alla luce una pietra sacrificale; da citare anche il castello "Funtana Menta", nella zona di "Su casteddu", di cui oggi non rimangono altro che ruderi.
Bidda'e Perda, il "paese di pietra", un altopiano roccioso che termina a precipizio sulla vallata del Flumini Imbessu, è una località che deve il suo inconsueto nome a numerosi edifici megalitici, ora ridotti in tracce, ora visibili in piccole porzioni perfettamente conservate. Il rinvenimento di alcuni menhir, o pietre fitte, di stile antropomorfo, e di rare statue-stele istoriate da arcaici bassorilievi, evidenzia la correlazione e la continuità del territorio di Senis con quello di Asuni e del Sarcidano di Laconi, ricco delle suddette testimonianze archeologiche.
Enogastronomia
I prodotti dell'allevamento ovino e bovino sono rappresentati dalle ottime carni, cucinate secondo semplici ricette, da ricotte e squisiti formaggi freschi e stagionati: il loro aroma ricorda i profumi dei pascoli delle campagne di Senis.
Nel passato, un mulino ad acqua posto presso le sponde del Flumini Imbessu, macinava il grano sotto pesanti ruote di basalto: da questa farina e da quella ottenuta dalle mole asinarie presso le case (alcune ancora perfettamente conservate), si preparava il pane "fatto in casa".
Da sempre rinomati sono l'uva ed i vini e l'olio extravergine Dai mandorleti, dai frutti dolci ed amari, proviene la materia prima per la preparazione di antichi dolci prelibati.