Particolarmente suggestivo e denso di scenari caratteristici, Usellus, custodisce un immenso patrimonio naturale e storico-archeologico. Situato nella parte centro occidentale della Sardegna è un paese di poco meno 1000 abitanti della provincia di Oristano, dal cui capoluogo dista 34 Km, il suo territorio ha un'estensione complessiva di 3510 ha, di cui 287 destinati al Parco Naturale Regionale del Monte Arci. Fa parte del comune di Usellus anche la frazione di Escovedu.

Il Territorio

Situato nella parte centro occidentale della Sardegna è un paese di poco meno 1000 abitanti della provincia di Oristano, dal cui capoluogo dista 34 Km, il suo territorio ha un'estensione complessiva di 3510 ha, di cui 287 destinati al Parco Naturale Regionale del Monte Arci. Fa parte del comune di Usellus anche la frazione di Escovedu. Capoluogo dell'antica curatoria di Parte Usellus del Giudicato d'Arborea, il territorio conserva tracce del passato che raccontano di popoli antichi insediati in queste terre già dal neolitico, proseguendo in un iter che ha visto vincitori e vinti fondere le proprie culture, condividendo ora i luoghi più impervi, ora gli spazi più aperti. Ponti e strade romane, per brevi tratti ancora inalterati, segnano il passaggio di genti e culture nel trascorrere incessante del tempo. Il territorio, in parte pianeggiante in parte collinare e montano, che da un lato guarda il Monte Arci e dall'altro la Giara di Gesturi, ha goduto in passato di una posizione propizia sia dal punto di vista militare che da quello economico. Ma è il fattore naturale il vero protagonista della forte antropizzazione. La peculiarità e la vastità dell'ambiente, che si estende fin sul Monte Arci, con l'altopiano di S. Lucia, le favorevoli condizioni climatiche e le ubertose terre, consentirono lo stanziamento in quest'area. Dalla preistoria alla storia, fino ai nostri giorni, Usellus conserva testimonianze importanti della sua felice, anche se travagliata, esistenza.

Monumenti

Le Chiese

L’importanza artistica, soprattutto per quanto concerne gli edifici religiosi, si lega al fatto che Usellus fu, in passato, sede vescovile: la prima attestazione risale al terzo decennio del XII secolo.


La chiesa romanica di S. Reparata
che si trova sul sito dell’antica città romana fu, con ogni probabilità, la sede della diocesi: nonostante i rifacimenti successivi, la chiesa ha mantenuto qualche traccia dell’impianto romanico a tre navate e con abside orientato ad oriente; nella facciata si osserva un piccolo campanile a vela affiancato da quattro merli. Attorno al recinto della chiesa vi sono le cosiddette “cumbesias” dove un tempo si svolgeva, nei giorni di festa dedicati alla Santa, un ricco mercato.

La chiesa di San Bartolomeo
La chiesa parrocchiale è, invece, consacrata a San Bartolomeo apostolo di cui compare il nome nell’iscrizione latina incisa sull’architrave del portale. Strutturalmente presenta un’unica navata con volta a botte sorretta da arconi a tutto sesto con una ricca decorazione su pietra che ne caratterizza l’aspetto.

La chiesa di Santa Lucia
Sull’altopiano omonimo, sorge la chiesa campestre di S. Lucia che presenta alcuni elementi architettonici tardo-romanici.

La chiesa di Sant' Antonio da padova
Nella frazione di Escovedu, la chiesa parrocchiale è dedicata a S. Antonio da Padova e si caratterizza per la presenza di un piccolo campanile a vela.

 

Archeologia

Usellus, piccolo centro collinare, ebbe il privilegio di ospitare le diverse fasi non solo della cultura indigena, ma anche momenti caratteristici delle culture allogene che hanno scandito le tappe della sua evoluzione storica senza soluzione di continuità. Nell'ambito di questa straordinaria evoluzione, le prove più consistenti provengono dalla civiltà romana nella quale la comunità di Usellus assurse il rango di colonia civium romanorun col titolo di Colonia Julia Augusta Uselis. Testimonianze di questa straordinaria epoca, sono ancora oggi costituite da insediamenti e monumenti facilmente reperibili in varie zone della campagna e del centro abitato di Usellus. Tra questi spicca il ponte romano edificato in località ''Su Forraxi'' ancora ben conservato, il frammento di epigrafe latina utilizzata come pietra di riporto nel muro di una vecchia abitazione privata, la grande mole di embrici arrecanti alcuni il relativo timbro di fabbricazione, la rete viaria ''via (lapidus) strata'' anch'essa ben conservata, la quale attesta la centralità di Uselis in epoca romana, in quanto punto di snodo nevralgico per gli altrui centri dell'entroterra perché collegata a sud con Aquae Napolitanae (Terme di Sardara), a nord con Forum Traiani (Fordongianus) e mediante una terza diramazione con Neapolis (S. Maria di Nabui presso Capo Frasca). L'aspetto più significativo risulta essere perà lo status giuridico di Colonia rivestito da Uselis in epoca romana, che rese gli Usellenses titolari degli stessi diritti politici e dei doveri pubblici dei Civium Romanorum dell'Urbe a cui furono giuridicamente parificati. I cittadini della Colonia Julia Augusta Uselis, in virtù di tale rango, potevano infatti esercitare il diritto di voto nei comizi elettivi, dovevano adempiere all'obbligo della leva militare, avevano la possibilità di rivestire cariche pubblico statali e quindi percorrere il cursus onorum; inoltre, la colonia veniva retta da un governo locale con l'elezione di propri magistrati. Più precisamente la presenza della colonia romana di Usellus viene menzionata già dal geografo Claudio Tolomeo che la chiama ''Uselis Civitas Colonia'' rappresentando Uselis una delle due uniche colonie ''civium romanorum'' esistenti nel territorio isolano assieme a Turris Lybissonis (attuale Porto Torres) sia pure quest'ultima ''colonia dedotta'' e non ''onoraria'' come probabilmente Uselis. Inoltre, il documento fondamentale che conferma per Uselis lo status di Colonia di cittadinanza romana è costituito dalla tavola bronzea di patronato ''Tabula Patronatus'' del 158 d.C. che fu pubblicata nel Corpus In_Scriptionum Latinarum, X, N.7845 (dove T. Mommsem illustra brevemente Uselis), la quale recita: '' Sotto il consolato di Sesto Sulpicio Tertullo e di Quinto Tineio Sacerdote, il primo settembre, la colonia Giulia Augusta, Usellus, strinse un patto di ospitalità con Marco Aristio Balbinio Atiniano e lo elesse come patrono per se, per i figli e per i loro discendentt Marco Aristio Balbino Atiniano (a sua volta) strinse un patto di ospitalità col popolo della Colonia Giulia Augusta, Usellus, e pose sotto la sua protezione e sotto la sua clientela i figli e i discendenti loro. Agirono come legati Lucio Fabrizio Fausto, duumviro quinquennale, Sesto Giunio Cassi ano, Calo Aspro Felice, Gaio Antistio l'Anziano, scriba''. Con la caduta dell'impero Romano di Occidente le città che furono centri militari, politici, amministrativi e giudiziari perdona queste funzioni avviandosi verso un'inesorabile decadenza e tra queste città anche Usellus. Nel III secolo la città di Uselis diventa sede vescovile conservando ancora oggi la contitolarità della Diocesi con la città di Terralba. La presenza della sede vescovile in Usellus è attestata fmo al XII secolo, (sede poi trasferita ad Ales), quando in un documento di stato redatto da Barisone, Giudice d'Arborea viene indicata per l'approvazione del documento la presenza di Mariano Zoraki de Terralba, Comitano Pais de Alae, nell' anno 1182. In altri sette documenti riportati, Dominus Comitanus Pais è sempre indicato come Episcopus Usellensis, (Piscobu d'Usellos). Non avverrà mai che nella lingua della Chiesa e nei suoi dacumenti ufficiali in latino il Vescovo della nostra diocesi non venga chiamato Episcopus Usellensis. Anche oggi il vescovo della nostra diocesi viene nominato con bolla papale e col titolo di Episcopus Usellensis et Terralbensis.

Enogastronomia

Come in tutti i centri dell’interno della Sardegna, una gran importanza è assunta dalla panificazione, con tutte le varianti che l’arte contadina ha tramandato sino ai giorni nostri. Per quanto concerne i primi piatti, la cucina di Usellus propone malloreddus, crucurgionis, fregua e tanti piatti che possiamo definire “unici” come su succu ‘e faa (le favette sia fresche che secche, bollite con l’aglio novello), sa zuppa de civraxiu e is sitzicorrus (lumache cucinate e condite con il sugo). Senza dimenticare i dolci: zippuasa, padruasa, gueffus, biancheddus e gattò.